Degli effetti positivi dell’hipsterismo: il ritorno dei caffè letterari

Una cosa c’è da dirla: l’ondata hipster dilagante non ha portato solo sventure e obbrobri quali i risvoltini ai pantaloni e la barba incolta da boscaiolo del Nord America. Uno degli effetti positivi di questa subcultura radical chic e vagamente irritante è il ritorno di un grande classico che tutti i giovani nerd occhialuti (e che lo erano prima che andasse di moda) non credevano avrebbero mai visto nel corso della loro vita mortale: il caffè letterario.

Caffè letterari

Questa strana creatura mitologica sembrava ormai scomparsa e relegata a un mondo passato, fatto di fasti letterari, locali fumosi e dibattiti intellettuali, eppure, come una rediviva araba fenice, eccolo tornato ad allietare pomeriggi e serate di amanti dei libri, universitari pretenziosi e più in generale di chi cerca qualcosa di diverso dal solito locale.
Fateci caso: i bar-libreria, con pareti ricoperte di libri e foto di grandi scrittori appese qua e là, ormai stanno spuntando un po’ ovunque, così come aumentano i bar che, pur non avendo originariamente vocazione letteraria, adornano i loro locali di scaffali e di volumi, o le librerie, come la Feltrinelli e la Ubik, che si dotano di un angolo bar. Non è chiaro quanti clienti effettivamente leggano i libri messi a disposizione e quanti invece, fra un cappuccino e un aperitivo bio, passino il loro tempo a fare foto da postare su Facebook e Instagram, ma non è questo che conta. Quel che è importante è che si registra un cambiamento di tendenza, una riscoperta dei libri, della letteratura e della cultura che, per quanto (forse) superficiale e frivola, non può che far ben sperare.

Hipster latte

The Grecian Coffee House

The Grecian Coffee House

Ma dietro questo trend si nasconde una realtà ben più antica, che risale al XVIII secolo: fu nel secolo dei Lumi, infatti, che iniziò a diffondersi la consuetudine di ritrovarsi nelle cosiddette coffee houses, che presto divennero veri e propri centri di cultura dove letterati e intellettuali si riunivano a discutere degli argomenti più svariati, talvolta fissandovi anche il proprio recapito. Fra le più famose coffee houses letterarie si annoverano Will’s, frequentata da John Dryden e Alexander Pope, lo Smyrna, dove si riunivano Jonathan Swift e Daniel Defoe, o il Turk’s Head, luogo di incontro di Johnson, Edmund Burke e Sheridan. Periodici quali The Spectator o The Tatler trovarono nei caffè letterari centri di diffusione fondamentali (rispettivamente al Button’s e al Grecian, che è tuttora la più antica coffee house londinese oggi esistente).

Anche la Francia conobbe un grande fermento culturale legato ai cafés: alla fine del Settecento Parigi contava quasi 3000 locali, fra i quali il Café Procope (tuttora in attività), ritrovo abituale dei pensatori illuministi e degli enciclopedisti, nonché dei Cordiglieri durante la Rivoluzione Francese.

Nel corso dell’Ottocento i caffé presero una direzione decisamente più politica e meno letteraria, con una tendenza alla polarizzazione dei caffè: se da una parte c’era il caffè “conservatore” (come il Fiorio a Torino, ritrovo dei “codini”), dall’altra c’era il luogo d’incontro dei patrioti (il caffè San Carlo, sempre a Torino, dove si potevano incontrare D’Azeglio e Cavour).

Il Caffè Fiorio

Il Caffè Fiorio

Anche nel corso del Novecento i caffè continuarono a esercitare il loro ruolo di aggregatori culturali e politici. Nella vita culturale europea, Parigi, con i caffè di Montparnasse e del Quartiere Latino, svolge un ruolo di particolare preminenza. Le Dôme, la Closerie des Lilas, Le Boeuf sur le Toit sono solo alcuni dei ritrovi dove maturarono i movimenti del cubismo, del fauvismo e del surrealismo e che furono frequentati da personalità come Picasso, Modigliani, Chagall e Hemingway. Il Quartiere Latino, con il Café de Flore e Les Deux Magots, ebbe invece carattere più filosofico e letterario e fu luogo di incontro degli esistenzialisti.

Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir

“Troppo mainstream…”

Il panorama è vasto e voler rendere conto di tutto lo sfaccettato universo dei caffè letterari europei (e non) richiederebbe uno spazio ben più ampio. Concentriamoci sull’Italia e su alcuni dei caffè che sono passati alla storia.

Iniziamo da quello che è considerato il più antico caffè d’Italia, il veneziano caffè Florian, situato inCaffè Florian, Venezia piazza San Marco sotto i portici delle Procuratiae Nuove. In origine si chiamava “Alla Venezia trionfante” ma gli avventori, per brevità, lo chiamavano “Florian” come il fondatore Floriano Francesconi. Suoi avventori furono da Carlo Goldoni, Giacomo Casanova, Giuseppe Parini, Lord Byron, Goethe, Ugo Foscolo, Charles Dickens e Marcel Proust. Ritrovo di patrioti italiani (vi furono addirittura adagiati i feriti durante la caduta di Venezia del 1849), era diretto rivale del Grancaffè Quadri, situato sotto i portici delle Procuratiae Vecchie e luogo di incontro degli ufficiali della guarnigione austriaca (nonché di Stendhal, Alexandre Dumas Padre e Richard Wagner).

Caffè Tommaseo

Caffè Tommaseo, Trieste

Restando nel nord Italia, impossibile ignorare il triestino caffè Tommaseo, reso famoso dagli irredentisti che qui si riunivano e da James Joyce, che pare passasse da queste parti durante gli anni del suo soggiorno a Trieste. Nato nel 1830, dal 1954 è protetto come monumento storico. I caffè di Trieste formano del resto un vero e proprio circuito di locali storici, che contano, fra gli altri, anche il caffè San Marco di via Battisti e la pasticceria Pirona in Largo della Barriera Vecchia.

Spostandoci a sud, troviamo a Napoli l’immancabile caffè Gambrinus, attivo dal 1860. A due passi da piazza del Plebiscito, fra Ottocento e Novecento fu il principale luogo di ritrovo degli intellettuali napoletani, accogliendo anche scrittori internazionali come Oscar Wilde, Ernest Hemingway e Jean-Paul Sartre.

Caffè Gambrinus

Caffè Gambrinus, Napoli

La capitale vanta ben due caffè letterari storici. L’Antico Caffè Greco fu aperto nel 1760, in via Condotti, e accolse personalità del calibro di Goethe, Wagner e Schopenhauer, ma anche i nostrani Leopardi e D’Annunzio. È considerato alla stregua di un vero e proprio museo, poiché ospita, nella sala rossa, una notevole collezione privata di quadri e documenti. Il caffè Aragno, situato a palazzo Marignoli, fu un ritrovo di scrittori e avanguardisti nella prima metà del Novecento, da Orio Vergani considerato come “il sancta sanctorum della letteratura”. Pare che proprio qui Ungaretti e Massimo Bontempelli ebbero un diverbio che si concluse con uno scambio di schiaffi e infine con un duello, fortunatamente senza vittime. Oggi, dopo un lungo periodo di decadenza iniziato nel dopoguerra, il locale è chiuso e, pare, verrà sostituito da un negozio di smartphone. O saeclum insipiens et infacetum.

Una sorte migliore è toccata alle Giubbe Rosse, a Firenze, fondato nel 1897 da due fratelli austriaci e tuttora attivo con mostre e concorsi letterari. Fu così chiamato per la divisa che portavano i camerieri, vestiti di rosso come usava nei locali di Vienna. Cuore della vita intellettuale di Firenze nella prima metà del Novecento, pare che proprio qui Marinetti, Palazzeschi e Carrà abbiano dato vita al movimento futurista italiano. Il locale fu immortalato da un famoso scatto di Henri Cartier Bresson, rappresentativo dell’atmosfera fascista di Firenze a ridosso della Seconda Guerra Mondiale.

Firenze ospitò anche un altro vivace ritrovo di artisti e intellettuali, il caffè Michelangiolo, che si trovava in via Cavour al civico 21. La sua fama è legata in particolar modo a quel movimento di giovani artisti toscani in rivolta contro l’arte accademica noto come movimento dei Macchiaioli. Delle vivaci riunioni e delle serate di baldoria che qui ebbero luogo ha dato una testimonianza vivida e frizzante Telemaco Signorini nel suo libro di memorie Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo. Fra gli avventori del locale e compagno di bagordi dei Macchiaioli anche Carlo Collodi.

La lista potrebbe continuare e sarebbe lunga. Bastino i locali qui nominati a rendere conto di una tradizione ormai antica e consolidata e solo recentemente (fortunatamente) riscoperta. Di caffè letterari, antichi e nuovi, ormai se ne trovano dappertutto e per tutti i gusti. C’è solo l’imbarazzo della scelta: scegliete quello che vi ispira di più, sedetevi comodi, ordinate un caffè e aprite un libro. O magari aprite un dibattito con i vostri amici, se preferite. Instagram, almeno per un po’, lasciatelo stare. E per l’amor di Dio, tirate giù quei risvoltini. Per l’amor di Dio.

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